Senza tetto

Villa Jack. Non é una villa. É un casino.

É sporco, é nero, é l’Alcatraz di Bollate. É quello in cui Padre Adolfo ha paura di farci andare, perché é troppo pericoloso. Villa Jack é una costruzione abbandonata. Costruita dai bianchi. Poi abbandonata e poi invasa. Entriamo. Non ci sono porte da cui entrare, ma in qualche modo entriamo.

“Mi hai detto che non hai mai visto baracche”.

Eccole.

“Mi chiedo come qualcuno possa vivere lá dentro”.

Sottili tavole di legno, legate tra loro da fili. Quattro sono le pareti di una casa che non c’é. Un’altra tavola, mezza rotta fa da porta. Un letto. 2 sedie. Immondizia. Sul letto due donne, in mezzo ai vestiti buttati a caso. Sopra il letto i fili dei panni appesi.

Una mamma e una figlia. Paola ha 26 anni e non sa né leggere, né scrivere. Va in giro a chiedere da mangiare per lei e sua mamma. Sua mamma. É grigia. Ha le labbra grigie. Le borse sotto gli occhi grigi. I capelli grigi. L’alito grigio.

Paola rimane raggomitolata in un angolo del letto, giocando con una cintura mentre sua madre parla delle loro vite.

Non capisco niente neanch´io. Solo espressioni, solo dolore. Solo una vita che é andata. Paola ha avuto due figli. Lei non ci rivolgerá mai la parola. Sará sempre la Signora Grigia a parlarci di lei. Di loro.
´Paola é la mia vita´  Due vite una dipendente dall´altra. ´Se muore una muore anche l´altra´ Ci dice poi Neide per spiegarci.
Mi si blocca qualcosa. Due gemelli siamesi. È troppo. Fa male. Mi toglie il respiro pensare di dover dipendere cosí da qualcun altro. Mi toglie la libertá. Mi toglie me stessa. Mi toglie una vita.
Due vite in una.
O una vita sola. Un solo letto, una sola ´casa´, una sola fame. Quasi un solo corpo.

Paola é caduta in depressione. Ha avuto due bambini. Uno le é morto, l´altra é con il padre perché le inon ha di che vivere. Paola cade in depressione perché dipendeva da quello che riceveva per mantenere suo figlio. Quando il figlio muore la situazione peggiora ancora di piú. Paola ha solo sua madre e quelle assi di legno. Paola ha malditesta. E ha mal di testa perché non si alimenta. Rabbia. Tanta rabbia perché  non so che fare. Perché se le lascio dei soldi tra qualche settimana é punto a capo. è di nuovo a strada a chiedere cibo per lei e sua madre. Perché é dislessica e non riesce ad apprendere. Non riesce a fare costura, a fare la sarta perché le serve tempo per imparare. Ma qui non hanno tempo per insegnare a chi fa fatica. Rabbia. Tanta. Che mi fa scoppiare. LA DISLESSIA NON É LA PESTE BUBBONICA. John Lennon, Albert Einstein, Pablo Picasso, John F. Kennedy erano dislessici. E lei deve morire di fame per questo?

MORIRE DI FAME. Io non so nemmeno che vuol dire.

`La dislessia non è una malattia o un problema mentale` Wikipedia

-bene-

 

 

Sábado

Per chi mi conosce non é difficile credere che io sia in ritardo 😛
Ma ebbene sí, sono in ritardo persino con i post 🙂 cioé, a volte sono in giro e ho paura di dimenticarmi le cose che vedo, che sento, che tocco con la pelle.. cosí li scrivo su foglietti sparsi che la mia fidata assistente-mamma-balia-infermiera Daniela ha la premura di copiare qui sul blog! La parcella dei servigi prestati verrá pagata solo a fine soggiorno Buono 😛
E poi non potevo stare al computer anche perché in questi ultimi giorni mi sono trasformata in Polifemo!! Sí gente, sono riuscita a beccarmi una strana congiuntivite tutta brasileira 😀 qui é impensabile andare in un ospedale, a meno che tu non voglia tornare a casa con un terzo occhio e un chiodo in testa, quindi il mio occhietto malaticcio é stato curato dal nostro ginecologo personale, padre Adolfo, eccezionalmente trasformato in un oculista improvvisato 🙂

Fatto sta che ieri ho dovuto fare Ray Charles, con gli occhiali scuri prestatimi dalle suore 😀 Ma non potevo assolutamente mancare al churrasco che padre Camillo stava preparando per noi! Pullmino hippy della wolfswagen (qui molto in voga per la mia felicitá!!era un piccolo sogno salirci sopra! pensavo fossero estinti tipo i dinosauri!) e si arriva a casa di Padre Adolfo, dove ci aspetta la mega grigliata organizzata per noi. Ci apre la porta padre Gregorio.. di una dolcezza eccezionale. Lo rincontreremo poi martedí, a pranzo da loro, nel seminario. Un invito nato dal cuore..  Gli chiedo se in questi ultimi giorni possiamo conoscere anche la loro realtá e subito padre Gregorio e padre Raimondo ci invitano a pranzo. Saró dalla lacrima facile in questi giorni, ma mi si riempie subito il cuore.

Ci accolgono in casa anche padre Vincente, il nostro Bob Marley-Nelson Mandela con il sorriso che ti manda la pace e un abbraccio forte e accogliente in cui potresti viverci. Marsilene che sembra la donna di un quadro di Gauguin, bella, abbronzata, divertente, che ti fa stare bene e sentire a tuo agio. Anche se questa non é la tua casa, anche se non é il tuo paese, anche se quelle persone tu non le hai mai viste.

E si comincia, tutti ai fornelli a dare una mano a Flavia e alla sua parmigiana 🙂 Dani e Falvia sono delle cuoche, si vede nello stile, si vede l´esperienza.. io cerco di dare una mano senza fare troppi danni come incendiare la casa o allagare la cucina ogni volta che lavo i piatti!!:P

Intanto si canta, si parla, si assaggiano le mille bottiglie che come sempre padre Camillo ci offre.. vino argentino, caipirinha, un bicchierino di qui, uno di lá, non vorremo mica offenderlo!! saltiamo solo un liquore 90% alcol.. aaaaaah, ma ci insegue per casa con un bicchierino sempre in mano da propinarci!!

Mangiamo all´aperto, con acqua di cocco e anguria. E poi Flavia.

Io vado dentro perché mi brucia l´occhio, ma Dani le parla, ascolta una storia di quelle che fanno male. Noi ci conosciamo appena, eppure mi sembra di conoscerla da molto. Ci racconta, ci guarda, ci dá un pezzetto del suo Brasile. Anche lei con le braccia aperte, con l´accoglienza tipica del Brasile che si porta con sé e che ormai é anche un po´sua.
Quello che posso dirvi é che é Flavia. Flavia vulcano in eruzione. Flavia pittrice, Flavia cuoca, scultrice e cantante. Flavia con tanti progetti, l´accento siculo e tante promesse che mantiene giorno dopo giorno. Flavia con il suo zaino e i suoi occhi. Flavia che per un po´sta diventando la nostra compagna di viaggio, la nostra libertá, il nostro progetto in azione.

Buon viaggio Flavia, so che ci rincontreremo.

Um abraço

-bene-

Domingo

Domenica. E a svegliarmi alle 7 é una cassa da discoteca puntata verso la nostra camera con fare minaccioso e con tutta l´intenzione di svegliarci sparando a tutto volume una canzone di chiesa rigorosamente in brasiliano… SVEGLIA TRAUMATICA 😀

`Ma che é.. Sanremo giovani??

Colazione e poi rincontriamo Flavia. Flavia ci racconta una delle storie che ha vissuto. Ci racconta di un altro fiore che le si é schiuso davanti. É cosí che mi sembrano le persone che le si aprono, raccontandole le loro vite. Con semplicitá, con fiducia in chi li sta ascoltando.

Cerchiamo il bambino di cui ci parla, ma la sua casa é fechada. Chiusa, forse perché é domenica.

Questa é una storia di Flavia, quindi non saró io a raccontarla. Questa é la storia di Anderson.
Solo mi fa pensare una cosa, ora che sono qui e ripenso alle sue parole, al suo racconto che come ogni volta mi fa star male ma che sono felice di poter sentire, di poter mettere dentro alla mia valigia..
Qui in Brasile oggi é la festa del Papá.
Chissá come la vivrá Anderson.

Good luck

 

 

Poveri?

A volte le difficoltá linguistiche e la lontananza dalle cose ti schermano da una realtá che puoi solo immaginare, o forse neanche questo… Tu o io, o noi che viviamo in una condizione sociale favorevole, non possiamo capire cosa si prova a vivere in una topaia senza tetto.

Tavole di compensato, messe alla rinfusa, fino ad un’altezza di non piú di 2 metri legate con spago o fili volanti che fungono da mura di una casa.

Tavola di legno, che funge da porta.

Pezzi di gomma piuma che fungono da cuscini.

Sudiciume che funge da letto. Per 2 persone.

Filo della luce che corre da un lato per dare vita ad una minuscola lampadina appesa a quella che dovremmo definire parete…

E poi… e poi basta.

Questa “casa” non ha un tetto, e non lo ha perché é “costruita” all’interno di un palazzone di cemento abbandonato e quindi il tetto, é il soffitto del pian terreno di questo mostro grigio. Non é sola. Ha vicino a se una file di “case” come questa.

Entriamo, se cosí si puó dire, senza aprire molto la “porta”, perché é appena appoggiata e rischiamo di far crollare tutto.

Troviamo 2 donne, stavano dormendo in quello che é l’unico letto della casa, la piú anziana subito si mette seduta e ci dice di entrare,mentra la piú giovane ha qualche difficoltá a comprendere chi siamo. Si alza e si mette in un angolo del letto, osservandoci.

Sono madre e figlia. Paola, la figlia, ha 26 anni ha uno sguardo strano ma non capisco subito il perché.

La madre (di cui non ricordo il nome purtroppo) ha l’aria di essere molto anziana. É sporca, ha quei pochi capelli unti raccolti in una micro codina sulla testa. Ha una canotta gialla, tutta macchiata. Ha la pelle raggrinzita. I piedi neri di sporco.

Subito penso: “se questa donna morisse non appena usciamo, chi se ne accorgerebbe?”

Inizia a parlare, é un fiume in piena. Racconta decine e decine di cose, salta da un argomento all’altro. Parla della figlia, del suo lavoro, dei narcotrafficanti entrati in casa e parla parla parla… Io non capisco niente di quello che dice.

Leggo solo la disperazione nei suoi occhi, la tristezza e la malinconia. Leggo il degrado e la consapevolezza che la sua vita é quella e puó fare ben poco.

Vita. Che parola grande. Che peso diamo noi alla nostra vita? Rincorriamo cose di cui non vale la pena neanche parlarne. Siamo pieni di belle parole, di belle cose, ma poi siamo vuoti dentro. Noi parliamo parliamo parliamo… ma di cosa? Della macchina, del fatto che lavoriamo poco, che ieri abbiamo fatto una mangiata di pesce incredibile, di vestiti, di case e frivolezze a non finire.

E la mamma di Paola, invece sapete di cosa parla?? (Ho dovuto farmi spiegare da Irmã Neigi tutto il suo discorso).

Parla della figlia che ha la dislessia, che fin da quando é piccola a causa di questo problema, che qui é un problema enorme, viene trattata male, considerata una minorata… a scuola subiva maltrattamenti dagli insegnanti perché non riusciva ad apprendere velocemente. Dice che per questo non sa né leggere né scrivere.

Dice che non hanno un lavoro, che non hanno da mangiare. Che mendicano per la strada per avere un pó di cibo.

Dice che dei narcotrafficanti le si sono rifugiati in casa e che se la polizia li avesse trovati lí avrebbe incolpato loro 2, perché loro sono la famiglia di quella minorata.

E ha raccontato altre cose… tante altre cose…

E noi, siamo qui a guardare queste vite andare avanti nonostante tutto.

Chi sono i poveri dentro? Noi o loro?

*Buono*

 

Il mio 8 Agosto

Oggi. Ieri. Due giorni infiniti. Ieri ho visto col cuore. Ho respirato un posto. Ho respirato il Brasile di milioni di anni fa. Ho respirato la Terra. Ho respirato quello che Lui ha creato.

Questo posto é meraviglioso.

Oggi. Oggi sono arrivata a fine giornata con la schiena distrutta. 19 ultrasonografie. 16 pance. 1 sola Leia.

Leia. Vorrei non dimenticarla mai. Vorrei non dimenticarmi mai la sua storia, il suo passato, i suoi occhi, la sua pelle, la cicatrice strana sull´occhio di suo figlio. Leia ha 17 anni e non sa quando nata. Non esiste una persona che non sappia il giorno del suo compleanno. Perché?

Perché nessuno gliel´ha mai detto? Perché nessuno hai mai festeggiato il suo compleanno con una torta? Dei regali? Facendole desisderare di vivere un anno intero solo per aspettare quel giorno. Il suo giorno.

Perché? Perché ha soli giorni sempre uguali?

Perché sua madre l´ha cacciata via di casa? Perché quell’ essere l’ha buttata fuori di casa come un oggetto? Perché il suo secondo ragazzo l’ha lasciata quando ha saputo che era incinta? Perché i genitori di lui non l’hanno voluta? Perché QUELL’UOMO HA ABUSATO DI LEI CON LA FORZA? PARCHÉ NON LO DICE CON RABBIA MA RASSEGNATA COME SE LA COLPA É SUA SE NESSUNO L’HA MAI VOLUTA, SE TUTTI L’HANNO USATA E BUTTATA VIA??? PERCHÉ NON SA CHE LEI É SACRA? CHE MERITA DI ESSERE AMATA E ACCOLTA E VOLUTA?? PERCHÉ?

Io non ci ho visto piú. Sarei scappata via. Via via via. E poi sarei tornata per avvolgerla. Per diventare piú grande, come un orso e avvolgerla come una mamma con un bimbo. Perché ha solo 3 anni in meno di me. Per portarla via.

“E proteger, in defesa da vida. In defesa d’amor”.

Io prego perché qualcuno la porti via. Perché qualcuno le cambi quegli occhi. Perché qualcuno le faccia imparare che ci sono persone diverse. Che le faccia sapere quanto amore si merita. Quante braccia diverse possono toccarla solo per AMARLA SENZA VOLERE UN CAZZO DI NIENTE DA LEI SE NON VOLERLE BENE E BASTA. Per quello che é. SENZA NIENTE IN CAMBIO. SENZA USARE LA FORZA CONTRO UNA BAMBINA INNOCENTE CON DEGLI OCCHI COSÍ.

SPAVENTATI.

‘bene’

Back to Fortaleza

Eccoci di nuovo a Fortaleza… stamane sveglia alle 5, veloce colazione e poi partenza!!! Ieri sera c’é stata la festa di compleanno per Irmã Poliana, e invece di fare noi un regalo a lei, é stata lei a farci 2 regali, il primo un asciugamano ricamato a mano ( 1 per me e 1 per Mary) e il secondo é che ci ha donato delle parole di amore meravigliose… ci ha anche cantato una canzone sull’amicizia!!! Stamattina al momento dei saluti, é stato difficile andare via… é una persona dal cuore troppo grande!!!

Viaggio di ritorno: ci lasciamo alle spalle le montagne che sembrano disegnate, gli specchi d’acqua incantati, le piante di cajú che ci segnano la strada…

Tutto stupendo ed idilliaco, se non fosse che la guida di Padre Adolfo….. vabbé lasciamo stare!!!!

Siamo arrivate comunque sane e salve!!!

Per questi ultimi giorni che ci sono rimasti saremo di stanza alla Barra do Ceará… il convento (noi li chiamiamo convento ma in realtá sono delle case) é molto bello, con un piccolo chiostro all’interno che mi ricorda un pochino il chiostro minore di San Francesco ad Ascoli… é tutto molto tranquillo, se non fosse che ogni tanto passa una fonica a pubblicizzare questo o quel negozio, con una musica assordante!!!

Nel frattempo, Mary continua imperterrita a studiare (ma quante cose saprá questa ragazza alla fine di quel mastodontico libro??) e si tappa le orecchie quando qualcuno osa dire una parola o “sacrilegio” passa la fonica!!! 😛

Insomma, altra mattinata cosí senza fare niente… devo quasi ammettere di essere un pó “invidiosa” delle altre missioni!!!! Speriamo pomeriggio di andare a fare le visite nelle case…

*Buono*

7 agosto

Giorni che non scrivo qui, ma scrivo. Solo non avrei voluto scrivere piú qui, avrei voluto cancellare quella giornata. Non ci sono nemmeno piú giorni dopo quella giornata. Sono tutti 8 agosto.

Ma prima c´era un 7 agosto da raccontare.

´Una rampa di volo. E sotto niente. Solo libertá. Il paesaggio piú bello che forse io abbia mai visto. Da rubarti un pezzetto di anima e da lasciarlo lí per sempre. Il silenzio, quelle montagne vive, quegli scogli di un mare che non cé. Con quei colori che colorano lánima. Con i colori immacolati, toccati da Dio. Non me lo levo dalla mente, quel posto. Io sarei rimasta lí.

Vorrei che avessi i miei occhi per portarti qui, per farti vedere quello che vedo io. Quel lago, con quellácqua e quel ponte di una cittá incantata. Quel ponte che ho quasi sognato. Quel sogno che sto vivendo qui, tra le risate, le persone a cui mi sto affezionando, con gli occhi caldo di chi ti vuole bene.

Un po´di Brasile nel cuore.

È proprio bello.

..e quella terra á anche un po´la mia.

E quel prete dagli occhi limpidi che ti dá la pace quando ti parla, che te la trasmette fino alla punta dei piedi. Fin alle porte del cuore. ´

´bene´

Como a irmã

Io non ho mai avuto una sorella. Non so cosa si prova a condividere la mia camera con una ragazza della mia etá, non sono abituata a qualcuno che mi parla della sua giornata, delle sue impressioni, del suo ragazzo, del suo passato, del suo presente e anche di quello che vorrebbe nel suo futuro. Non sono abituata ad avere gli occhi pieni di sonno ma a voler continuare a stare sveglia per parlare con lei. Non sono abituata ad addormentarmi subito davanti a un estraneo. Non sono abituata a piangere davanti a qualcuno, ammettendo che da sola non ce la faccio ad affrontare tutto questo. Non sono abituata a una persona che mi si siede davanti e cerca di darmi una soluzione al casino che mi legge scritto in fronte. Non sono abituata a chi soffre e non lo fa vedere. A chi ha un´imbottitura per non farsi colpire troppo dal mondo di fuori. Non sono abituata alle incomprensioni e a confrontarmi continuamente con posizioni diverse dalle mie. Non sono abituata a trovare qualcuno che mi sopporta per 21 giorni senza avermi cercato di strangolare per il mio carattere ingestibile. Ma mi sto abituando. A condividere gli stessi sguardi di intesa, alle risate che reprimiamo a tavola per qualcosa che fa ridere entrambe, come l´ennesimo insetto che ho trovato nel latte anche questa mattina J Per la fatica dei giorni pesanti, delle storie che da sola non potrei vivere. Per quello che mi dici e quello che invece devo imparare a sentire anche senza parole, anche se é solo tuo. Per le chiamate a tradimento che fai alle persone che non riesco a sentire, per entrare nella stanza cn balletti osannanti e INDECENTI e dirmi felice `Oggi si mangia pan di queeijoooo!! YEAAAAAH´. Per le infinite risate, anche se l´ho giá detto ma sono proprio quelle che mi danno tanto. Per i massaggini alle mie ossa sporgenti da gobbo di Notre dam, per le facce  che solo tu sai fare., per la disperazione quando ci dobbiamo alzare prima dell´alba per la sessantesima preghiera della giornata, per quando minacci di uccidermi perché mi sono cimentata in un´altra delle mie avventure, come scalare una montagna solo per vedere un tramonto, per quando ti spacchi la schiena per aggiustarmi una webcam e per quando mi dai una speranza che dentro di me non cé.. Per tutto questo e molto altro.

Bon dia irmã

11 Giugno 2011

Scusate, se in questi giorni non ci siamo fatte sentire, ma il fatto di essere venute qui in periodo di ferie, ha penalizzato molto la nostra missione. Capita quindi che diversi giorni, non abbiamo semplicemente niente da fare e da dire.

Oggi é il compleanno di Irmã Poliana… 26 anni!!! Parabens!!!

Ma scrivo, perché oggi é l’11… ai piú questo giorno non dirá niente, ma per me e per alcune persone a me care, é un giorno un pó cosí…

E mi rivolgo proprio a te, te che hai segnato questo giorno di 2 mesi fa, in cui hai finito di scrivere i tuoi giorni, a te che il mio pensiero corre costantemente…

Mi sforzo di non rattristarmi, ma alle volte mi chiedo se ho fatto abbastanza… forse potevo fare di piú, si puó sempre fare di piú… ma qui ho imparato che l’amore che ci scambiamo, colma ogni lacuna, ogni carenza…

Eri contento per la mia partenza, ed é per questo che vivo questa esperienza giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto… perché tu mi hai insegnato a vivere la vita per le cose di cui valga la pena viverla.

Sei sempre nei miei pensieri, e nelle mie preghiere (anche se só come la pensavi!!!)… Ti voglio un bene infinito…

Daniel San

Leia

“Quando sei nata” “Non so” e corre a prendere la borsa e tra centinaia di foglietti, ne tira fuori uno “certificato de nascimento”, ce lo porge e leggiamo… 17 anni.

“A che etá la prima mestruazione?” “Non so”.

“Quando l’ultima?” “Non so”

Leia non sa niente di sé come donna, ma sa benissimo che suo padre abusava di lei. Sá che il nuovo compagno della madre l’ha cacciata di casa incinta. Sá di non lavorare e sá che oggi né lei, né il suo bambino nella pancia, né quello di 2 anni avranno 1 pranzo.

É con una voce sottile che ci racconta queste cose, riusciamo appena a capire le sue parole, e abbassa gli occhi, vergognandosi. Ha quegli occhi di chi sa di non avere possibilitá.

Quale futuro potrá avere questa “bambina”? E quale futuro potrannoa vere i suoi figli?

Voi che state leggendo, come vi sentite? Io male.

*Buono*

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